Avete mai avuto un letto in una foresta di funghi? No? Peccato. Forse posso portarvi con me, dai:
Che cos’è “Queer Mushroom Forest”?
Queer Mushroom Forest è un progetto focalizzato su benessere sessuale e forme di autodeterminazione (specialmente sul sito italiano) ed è realizzato in italiano ed inglese. Nasce dall’impegno congiunto di persone queer e gender expansive, con l’obiettivo di raccogliere, creare e condividere informazioni sulle variegate esperienze di genere e sesso per poter vivere più serenamente il proprio corpo, scegliere ed autodeterminarsi. Raggruppiamo link di divulgatori ed artisti, piccoli artigiani e negozi, recensioni di protesi e sex toys, soluzioni fai da te, portando avanti nel frattempo, una celebrazione e familiarizzazione della diversità dei nostri corpi.
Da dove è nata l’idea di questo sito?
Dalla necessità di parlare di sessualità in maniera esplicita e chiara tramite disegni e non foto, mantenendo una certa libertà nella creazione dei contenuti. Avere un sito dove si mettono a disposizione informazioni, con link cliccabili e senza la creazione di account era qualcosa di fondamentale per me.
La creazione di mappature nazionali per la salute psicofisica queer, descrizione di procedure e raccolta di leggi, sono venute dopo. Se tutto vive insieme sullo stesso sito, è perché questa è la mia capacità. I nostri percorsi sono spesso resi difficili, talvolta sono nuovi ed impensabili, abbiamo bisogno di parlare ancora di tante cose, per cui ho preferito utilizzare avvisi di contenuto piuttosto che separare o non fare.
Quante persone lavorano ai vostri canali (telegram, twitter, instagram, facebook)?
Al momento soltanto io, Mush, e temo si veda!
C’è una cerchia variegata di persone con cui comunico e mi confronto. Occasionalmente qualcunǝ mi dà una mano con traduzioni o link. Spero che in futuro ci siano più persone fisse. Ad ogni modo questo progetto è corale. Molte delle informazioni riportate sono frutto del lavoro di altre persone queer in giro per il mondo e sono state tradotte e inserite.
L’illustrazione è il mezzo di comunicazione principale – permette una comprensione al di là delle parole -, infatti nel sito è possibile trovare guide all’uso, recensioni di sex toys e fumetti: è sempre stata la prima scelta o il progetto è si è sviluppato per tentativi, prima di arrivare a questa formula?
L’utilizzo del disegno é stata una decisione immediata. Niente può sostituirne la flessibilità che permette, oltre all’anonimato (di chi lo desideri). Era qualcosa a cui pensavo da tempo leggendo il blog The Intersex Roadshow dell’attivista intersex e trans Dr. Cary Gabriel Costello, dove esprimeva i suoi pensieri sulla mancanza di una familiarizzazione con i corpi di persone con variazioni delle caratteristiche di sesso e delle problematicità del supporto fotografico. Quando mi sono affacciatə alla possibilità di essere trans, blog con fotografie mi hanno permesso di immaginarmi e capirmi, ma questi fari nel buio sparivano e talvolta ricomparivano. Quelle foto sono ora presenti solo rubate, su siti dove le persone si ritrovano per denigrarle e organizzare il prossimo attacco di doxxing e segnalazioni.
Infine il disegno permette anche di proteggersi da accuse di “pornografia”: difatti la maggioranza delle compagnie che dà spazi in gestione non permette materiale pornografico (o addirittura che si parli di aborto). Correntemente viviamo una miglioria dello spazio online, e vorrei spingere dove posso, utilizzando come tramite il disegno. Sebbene mi ci sia affidatə anche per non dover “catalogare” persone e le loro parti, di recente sto integrando anche in forma testuale ciò che disegno, per avere un sito più accessibile e versatile, stabilendo il linguaggio che io e persone di altre minoranze vogliamo usare.
Quello che apprezzo tantissimo di questo progetto è la scelta accurata e meticolosa di realtà queer – dai prodotti per la salute sessuale, agli accessori – da condividere con il pubblico: è un modo di creare uno spazio politico in digitale e offrire risorse per tuttu, da quale esigenza nasce questa cosa?
Nasce dalla necessità di esistere nel mondo e vivere il proprio corpo, specialmente nel presente. Molte persone si trovano spesso in attesa, nella frustrazione e dissociazione, bloccate dall’inesistenza di una “soluzione” corrente (o anche più semplicemente una “pezza”). In molti casi le soluzioni ci sono, anche se poco conosciute. Faccio illustrazioni e sono una persona nonbinaria in transizione medica con la fissa per i toys (molti realizzati da persone queer!), conosco l’inglese e bazzico in variegati spazi online, ho pensato: se non lo metto in piedi io questo progetto, chi dovrebbe?
Nella sezione “Mushroom People” ci sono diversi ritratti rielaborati in forma di funghi: perché proprio i funghi?
Stilizzare e giocare con la rappresentazioni di capelli e connotazioni facciali, utilizzando una rappresentazione antropomorfa, trovo aiuti nello sforare le aspettative di genere ed abbattere quello straniamento che ci è stato inculcato nel vedere una persone “non conforme”. La scelta stilistica dei funghi è stata ispirata da The Science underground: Mycology as Queer Discipline . Mi ha colpito leggere:
“ci viene solitamente insegnato a temere tutti i funghi: sono velenosi, portatori di patogeni, disgustosi, strani… senza alcuna positiva relazione con l’ambiente”.
tracciando paralleli tra la micofobia e queerfobia. Eppure essi sono vitali per gli ecosistemi marini e terrestri.
La micologia è super intrigante e si presta particolarmente al progetto! I funghi possono avere migliaia di sessi e, oltre le parti con cui siamo più familiari, essi sono composti da una massa di piccoli filamenti chiamati miceli che si estendono verso altre piante, creando una rete sotterranea interconnessa chiamata rete micorrizica che permette la circolazione di nutrienti ed informazioni.
Qual è il processo creativo dietro ogni ritratto, dall’idea iniziale fino alla conclusione?
I ritratti che realizzo sono talvolta inventati, talvolta rielaborazioni di foto di chi ha voluto partecipare, di chi ha documentato e condiviso la propria transizione e di sex workers. Il mio intento è quello di familiarizzare e celebrare i nostri corpi.
Ogni illustrazione ha indicati i pronomi della persona. Un piccolo tentativo di sovvertire la narrazione che c’è intorno ad essi e come questi debbano necessariamente concordare con le aspettative che gli altri hanno riguardo la nostra presentazione e scelte di percorso.
La scelta dei colori da cosa è dettata?
Talvolta si rifà ai colori delle bandiere della comunità LGBTQIA+, ma non è una regola. Cerco di utilizzare colori accessibili a più persone possibili e di usarli strategicamente, senza esagerare. Io in primis ho difficoltà con lo schermo e chiedo aiuto per correggerli, lavorando sempre con una luminosità bassissima.
C’è stato, finora, un ritratto o un’illustrazione che ti ha segnato particolarmente, in qualche modo?
C’è un disegno che mi dà ancora un grande senso di gioia. Viene da un fumetto che verrà proposto con la prossima stagione estiva. Sono ritornatə a mare dopo vario tempo, vestendomi come mi faceva sentire bene. E’ un’euforia “insolita”, che sono felice di aver rappresentato (come con altre persone fungo). Uno dei punti che mi ha bloccato a lungo nel capire la mia identità è stato proprio il concepire il seno, come parte del mio corpo. Era qualcosa che mi faceva quasi sentire in colpa, l’eliminazione del seno ha accompagnato inesorabilmente ogni discussione anche nell’emergere della parola nonbinary nel mainstream.
Guardando questi funghi, mi sovviene una domanda mastodontica a cui rispondere, ma che restituisce un po’ della grandezza del progetto e della piattaforma: in quanti modi si può essere queer?
Mastodontica sì, difatti la risposta non ce l’ho. E amo non averla.





