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Un altro viaggio bellissimo attraverso i corpi, con la magia di Anna Lazareva. Vediamo di che si tratta!
Da quanto tempo fotografi e qual è il tuo primo ricordo con la fotografia?
Ho iniziato a fotografare circa 15 anni fa. Ai tempi posavo, partecipando agli shooting. Però, mi annoiai presto in quanto modella e mi incuriosii sempre di più l’altra parte della fotocamera. Quindi, lentamente ma fermamente, ho iniziato il mio viaggio nell’universo della fotografia.
Sei una fotografa sia di arte che di moda. I corpi sono, ovviamente, i soggetti principali in entrambi gli stili e ci saranno diversi paradigma da applicare. Quale stile dei due ti permette di raggiungere il picco di creatività?
Sono d’accordo sul fatto che arte e moda hanno scopi differenti e richiedono approcci diversi. Ma ho dei principi nel mio modo di operare e mantengo il focus col mio stile. È importante per un* artista mantenere il proprio stile e, nello stesso tempo, progredire. Quando scatto con delle donne evito sempre la sessualizzazione e anche quando fotografo corpi nudi non c’è alcuna visione sessualizzante, al massimo sensuale e sofisticata.
Qual è il tuo processo creativo e com’è cambiato col tempo?
In genere, prima di fotografare, ho in mente un’immagine che voglio ottenere. Per mantenere la mia creatività ai massimi livelli devo sempre imparare qualcosa di nuovo; allenare i miei occhi leggendo qualcosa sull’arte, guardando un film e cercando di rimanere positiva.
Parliamo del progetto “Metaphysical Body Landscapes” (un titolo che mi intriga moltissimo): perché “metaphysical”? Cos’è la metafisica nei corpi che vediamo?
C’è una connessione tra l’umano e il paesaggio. Il termine “metafisico” rappresenta ciò che non può essere visto o compreso a una prima occhiata, ciò che è oltre la prima impressione, ciò che è nascosto nella fantasia dell’osservatore. È la nostra immaginazione. Fotografo dei corpi con l’idea di andare oltre la realtà, permettendomi di connetterli a scenari di paesaggi che ho nella memoria da quando sono piccola.
Sul tuo sito leggiamo che tutto è iniziato dalla tua infanzia. Raccontaci di più.
Da bambina passavo tutte le estati nella casa dei miei nonni, in Romania, era abbastanza solito mandare i bambini al paese, per l’estate, cosicché potessero vivere una vita più semplice. I miei nonni avevano questa bellissima casa in paese, circondata dalle montagne dei Carpazi. Sebbene la vita in paese fosse impegnativa, mia nonna trovava sempre tempo per portare me e gli altri nipoti a fare una passeggiata, tra le colline, facendo delle pause durante il cammino. Dato che lei lavorava in un ospedale, capitava mi dicesse che qualche linea di una montagna sembrava il collo di una donna, e lo vedevo anche io. In questo modo ho imparato a vedere il mondo con un’angolazione più ampia, imparando la versatilità nel vedere un oggetto. Quindi mia nonna mi ha influenzata parecchio, insegnandomi a guardare oltre le piccole cose, essendo grata per ciò che di buono ho.
Quindi sì, le curve di quei corpi sono, effettivamente, paesaggi. Guardandoli, veniamo trasportat* in un viaggio: dove ci porta, nello spazio e nel tempo?
Sì, sono proprio dei paesaggi. Ma sono fuori dal tempo e dallo spazio, sono sotto una notte di milioni di anni. Queste fotografie mostrano sia l’immortalità che la fragilità. Passano centinaia di anni, ma questi paesaggi restano sempre gli stessi, solo mutano lentamente verso un’altra forma corporea. Questo processo è infinito.
Chi ha posato per queste foto?
Divers* modell*, per questa serie, sia uomini che donne. Mentre scattavo ho capito che per il concetto dietro la serie era più consona una corporatura giovane, femminile, con la pelle chiara. Il corpo femminile rappresenta la fragilità e insieme la forza della natura, così ho iniziato a cercare modelle con un certo tipo di corpo.
Io adoro questo bianco e nero ad alto contrasto, sembra disegnare la luce fuori dalla notte. Come ottieni questo effetto?
Ti ringrazio! Vedo il lavoro in monocromo per rappresentare l’eternità imperitura dei paesaggi. Non è stato facile ottenere il contrasto che volevo mantenendo anche tutti i dettagli della pelle. Ho sperimentato diversi schemi di luci, con lenti diverse e diverse tecniche di post-produzione. Alla fine sono riuscita a creare uno schema di luci adatto per raggiungere l’obiettivo. La chiave l’ho trovata sperimentando la fotografia Harcourt e sommandola alle mie sperimentazioni.
Qual è la fotografia più potente per te, se c’è? E perché?
Per me tutte le foto sono speciali, sono tutte diverse ma ciascuna ha un posto nel mio cuore, ognuna di queste ha una storia interessante, nella sua creazione. E spero che un giorno uno di questi miei paesaggi trovi posto in casa di qualcun* altr*.





