Per la giornata internazionale dei diritti della donne voglio raccontarvi di questo documentario, disponibile da oggi su wantedcinema.eu, perché Lotto Marzo è anche lottare per avere il diritto di conoscere il proprio corpo e deciderne senza l’opinione di nessun* altr*.
“Sentivo il cuore battermi nella farfallina”
Il documentario “Il mio nome è Clitoride”, del 2019, scritto e diretto dalle registe belghe Lisa Billuart-Monet e Daphné Leblond, si apre e si snoda tra una stanzetta e l’altra delle ragazze – o socializzate come tali. Siamo in un ambiente safe, confidenziale e intimo e la scena si apre con loro che tentano di disegnare una clitoride.
Sembrano persone appena uscite dall’adolescenza, se non addirittura più grandi, e la loro difficoltà nel disegnare la clitoride evidenzia subito il problema che farà da filo rosso a tutto il documentario: non conosciamo il nostro corpo, non ce lo insegnano – magari lo impariamo altrove – e non sappiamo che abbiamo il diritto a provare piacere perché è proprio lì, in quel corpo, su quella clitoride, che tutto è possibile.
Ho amato molto questo documentario: la mia difficoltà nel collocare le ragazze dentro un’età precisa è stata la cosa che mi ha fatto realizzare quanto sia irrilevante, dopotutto, l’età anagrafica se ancora oggi riscontriamo lo stesso oscurantismo di trenta, quaranta, cinquant’anni fa.
Le protagoniste parlano di come abbiano provato piacere la prima volta, in maniera del tutto casuale – alcune storie sono davvero divertentissime -; di come a scuola l’educazione sessuale fosse solo “tecnica”, senza parlare di piacere e che anzi l’unico piacere di cui si teneva considerazione fosse quello maschile, lasciando quello femminile alle “voci di corridoio” e alle ragazze più grandi; del dialogo con i propri genitori sulla sessualità e della loro prima volta – e si evince come per alcune sia stata più una coercizione violenta -; di quanto sia terribile l’espressione “perdere la verginità” – cos’è che perdi? E dove? -; degli stereotipi sessisti e razzisti fuori e dentro il porno.
Quelle che vediamo e ascoltiamo sono ragazze consapevoli, che non si fanno bloccare dall’evidente timidezza che a volte fa capolino nel raccontarsi in una certa maniera, perché sanno a cosa stanno prendendo parte, con queste riprese. Parlano di come sia assurdo che l’educazione sessuale – quando e se viene fatta – sia ancora così eterocentrica e di come tutte le identità di genere e gli orientamenti sessuali debbano essere rappresentati/e (vengono citate anche le persone asessuali, erroneamente tradotte come “asessuate”) e di come il fallocentrismo e l’eteronormatività abbiano condizionato il loro rapporto con se stess* e i loro e le loro partner.
Il corpo (presente e futuro) è lotta
È un documentario bello e godibile ed è una scelta preziosa che Wanted Cinema lo voglia mettere a disposizione da oggi, 8 Marzo, Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. Riscoprire il proprio corpo significa riappropriarsi di un luogo che è sempre stato occupato da chiunque fuorché la legittima proprietaria; un luogo che è carne, ma è anche simbolo ed è per questo che non è affatto irrilevante continuare a parlare della clitoride, del piacere e della sessualità in tutte le sue declinazioni, anche dentro questa giornata.
In più, la visione di questo documentario permetterà non solo di formare le persone presenti – donne e non -, ma anche quelle future: infatti nei progetti di Wanted Cinema ci sono due obiettivi principali: portare “il mio nome è clitoride” nelle scuole e, inoltre, aprire il primo cinema per bambin* e ragazz*, il “Cinemarmocchi”, nel Giambellino, a Milano, grazie al ricavato dalla vendita dei biglietti della proiezione online.
Possiamo iniziare da adesso a lottare per ciò che è nostro e ci stupirà sapere come tutto possa partire da qui, tra le gambe, da un organo dedito solo al piacere: la clitoride.
Lotto Marzo è per sempre.