In Bed With Valentina n°2 – Hayley Quentin

la camera di valentina

Oggi a letto con Valentina c’è una pittrice sorprendente, che ha conquistato il mio cuore con il suo lavoro eccezionale ed emozionante: Hayley Quentin, pittrice americana. Accomodatevi a letto – c’è spazio per tutti – e scoprite cosa ci siamo dette.

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La prima cosa che mi ha colpito quando ho visto il tuo lavoro è che tutti i tuoi ritratti sono maschili. Non è una cosa molto comune: come mai hai deciso di ritrarre solo uomini?

Ho iniziato a dipingere ragazzi quando ero studentessa alla Otis College di Arte e Design, ma io ho sempre amato il corpo umano e ricordo che fin da piccola, non avendo tanti esempi culturali o artistici di donne che dipingevano uomini mi sono sentita sempre strana nel desiderio di volerlo fare. In qualche modo ho dovuto accettare che questo fosse il mio personale e poetico punto di vista sul mondo e ho preso confidenza con tutto il piacere che traevo dipingendo questi soggetti. Studiare Belle Arti mi ha chiarito le idee su come volevo che la mia arte fosse e mi ha dato gli strumenti tecnici, pittorici e persino linguistici per arrivare precisamente alla mio scopo. Semplicemente, amo guardare gli uomini, vedere la loro bellezza, ricreare il piacere di guardarli attraverso il piacere nel dipingerli, forse addirittura unire i due, e moltiplicarli ancora tramite il piacere che l’osservatore ha nel guardare i dipinti.

Le figure nei tuoi dipinti hanno infatti una forza che sembra comunicare con l’osservatore. Gli uomini ritratti li conosci già o sono estranei? Come scegli i tuoi modelli?

Solitamente sono persone che conosco, alcune meglio di altre. Quando conosci qualcuno, diversamente dall’assumere un modello, c’è una relazione, pur piccola. Il grado di conoscenza con il ragazzo influenza l’agio suo e il mio; quanto possa essere scomoda la posa – anche se a me piace che le pose siano un po’ scomode -. Comunque, crescendo ed evolvendomi in quanto artista potrei cambiare il mio approccio, nel tempo.

Che significato hanno i colori che scegli di utilizzare?

Uso tantissimi colori posti non convenzionalmente, sebbene siano tutti colori che esistono davvero nella pelle o nel corpo. Inoltre i colori di William Turner mi influenzano tantissimo: i suoi lavori sono pieni di rossi e blu (e pochi verdi) che risuonano in me profondamente. Molto del mio lavoro per selezionare il colore è arduo, perché il processo non va di pari passo con il linguaggio: uso i colori intuitivamente. C’è qualcosa che sento nel corpo che mi guida nella scelta del colore. Mentre dipingo scelgo per istinto, per impulso. Utilizzo il colore per porre l’attenzione e per sessualizzare parti del corpo. Il colore è interconnesso con il soggetto, con la scelta del modello. Uso i colori strategicamente, voluttuosamente, per sedurre l’osservatore e indurlo a soffermarsi su ogni pezzo.

Qual è il processo dall’ideazione alla creazione di un dipinto?
Il concepimento di un corpo di lavoro può venire da diverse fonti: un pensiero prima di dormire, una linea di un libro; vedere qualcosa che stimola un altro punto di vista che è già presente nella mia testa; non è solo una fonte. Una volta che ho un’idea, ci penso su, capita anche qualche annotazione, finché non si rafforza in qualcosa di più solido. Lavoro dalle fotografie ed è un processo importantissimo per me: faccio molte foto in ogni sessione di posa e poi passo molto tempo rimuginando sulle foto prima di iniziare a dipingere. Amo questa sorta di rimozione della vera persona: favorisce un senso di attesa che io voglio tradurre nel pezzo finale. Per il processo di pittura, inizia tutto quando stendo la tela sul pannello per sostenere il peso dei colori ad olio che utilizzo. Questo è un lavoro intenso ma fondamentale per raggiungere la superficie che voglio per dipingere .
Ogni dipinto inizia con un disegno base. Uso un pennello colorato di blu per disegnare ogni pezzo (anche se i materiali sono cambiati, negli anni); poi creo una pittura di base con il blu ultramarino per catturare i limiti del pezzo e una volta asciugato vado di colore locale. I primi tempi facevo una smaltatura tradizionale, poi sono passata alla tecnica “alla prima”, qualche volta applico entrambe: mi piace utilizzare due tecniche apparentemente opposte. Mentre lavoro mi piace “ascoltare” ogni parte e intervenire dove è necessario. Una volta che il dipinto mi dà la sensazione che voglio (che è una cosa d’istinto), cerco di non ritornarci più.
La bellezza e l’eleganza del tuo lavoro rappresentano un’alternativa al personaggio maschile, cioè una liberamente fuori dalla cosiddetta “mascolinità tossica”. La carica erotica dei corpi maschili nei tuoi dipinti è uguale a quelli femminili, ma è inusuale vedere gli uomini ritratti in questa maniera, come una nuova narrazione della bellezza umana. Questo punto di vista ti appartiene?
Assolutamente sì. Quando ero più piccola non vedevo rappresentazioni del desiderio femminile tanto spesso, sia nella cultura pop sia nella storia dell’arte. Pensavo fossi strana io nel voler dipingere gli uomini. Prima ho scritto che frequentare le Belle Arti mi ha permesso di accettare ciò che desideravo: i miei pezzi sono un’esplorazione di ciò che significa essere una donna non in quanto soggetto dell’opera, ma in quanto creatrice. Ciò significa che da un creatore differente vengono fuori visioni di uomini differenti.
Da quali artisti trai ispirazione?
Per fare una lunga ma breve lista: Elizabeth Peyton, William Turner, Jenny Saville, Marlene Dumas, Nicole Wittenberg, Daisy Patton, Doron Langberg, Kris Knight, Claire Tabouret, Cecily Brown, Mark Tansey, Paul Mpagi Sepuya, Jen Mann, Maja Ruznic, Anthony Cudahy, Kaye Donachie; be’ potrei andare avanti chilometri.
A Febbraio 2019 hai avuto la tua esposizione personale “Myth”, da Ro2 Art. Quale è stato il concept di questa esposizione?
Ho lavorato sull’idea che la pittura è un’elaborazione del mito della profondità, volevo creare un mondo contenuto di piacere e artificio, dipingere questa illusione attraverso i colori eccessivamente saturati, con una giustapposizione piatta e una pittura di realismo scrupoloso e con cambi di sottigliezza e applicazione del pennello. Presi da soli, ogni elemento o rappresentazione della serie potevano essere credibili, anche per un momento. Era importante porre insieme questi opposti in un modo equilibrato sul filo del rasoio pur restando contemporaneamente seducente e invitante.
L’arte è sempre stata la tua passione?
Sempre e inequivocabilmente sì. Ho sempre disegnato, fin da quando ho memoria. Amavo osservare le persone e i corpi e scoprire come le facce cambiavano in determinate angolazioni; come potevo vedere le vene sotto la pelle. Sono stata fortunata nell’aver ricevuto sostegno per la mia creatività e di aver potuto frequentare dei corsi d’arte, lezioni di disegno incluse.
Come scegli i titoli per i tuoi pezzi e qual è la relazione con ciò che vediamo?
Un titolo non è la sintesi del pezzo, ma può essere una finestra su delle informazioni a riguardo, un riferimento il quale può dare un altro velo di significato che il lavoro prende. Per esempio per la mia serie “Love Is A Wild Computer” consiste in dipinti immersi di rosa, rossi e di mani che si toccano, timidamente. La combinazione con le parole quasi ha senso, ma non del tutto: il senso d’amore si annulla davanti all’intrusione della fredda, goffa parola “computer”. I quadri di questa serie provocano un senso di attesa e desiderio, con i corpi maschili come vascelli. Sembra un insieme di cose strane, ma quando combinate significano più di una sintesi delle parti.
Attualmente sto lavorando a una nuova serie intitolata “Intrinsic, Wicked“. Questo insieme è scuro, di malumore, con blu profondi e arancioni acquosi. Le parole sono state estrapolate dal libro di Richard O. Prum “The Evolution of Beauty” riguardo la selezione sessuale (precedentemente ho letto “Descent Of Man” di Darwin). Sono veramente dentro questo tema della bellezza come importante passo dell’evoluzione che però è anche contemporaneamente arbitraria. I pezzi di questa serie sono piccoli, come delle gemme e la loro oscurità può essere definita come “wicked” (cattiva), sebbene il contesto della parola viene da una nozione riguardo la selezione sessuale nell’evoluzione.
Quali sono i progetti futuri progetti che puoi svelarci?
Sto lavorando per rilasciare una stampa firmata e limitata, quest’anno. Condividerò la data sul mio profilo instagram e sul sito.

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