Salute e benessere sessuale non significano solo parlare di piacere ed esplorazione, ha a che fare con molto altro e il discorso intorno al ciclo mestruale non viene meno. Questo articolo di confronto tra un prodotto e un altro, a distanza di anni di utilizzo, è un tentativo per non venire meno a questa cosa.
Overture per coppette mestruali: un cambiamento radicale
Ho comprato la mia prima coppetta nel 2018 e da allora ho intrapreso un cambiamento nel mio rapporto con la gestione delle mestruazioni; la coppetta, insieme all’utilizzo delle pillole di magnesio, hanno migliorato la mia vita durante quel momento del ciclo in cui sanguiniamo per giorni, con una certa costanza.
Come ho già raccontato, i primi tempi sono un vero disastro perché avere una cavità vaginale non rende le cose così intuitive come spiegano le istruzioni di inserimento – rido sempre quando penso al foglietto presente nel pacchetto della mia coppetta il quale suggeriva che, se si sentiva un “pop”, significava che la coppetta si è aperta bene. Quale camera insonorizzata riesce a fare uscire un chiaro “pop”? E perché la vagina dovrebbe essere altrimenti? –, ma l’esperienza paga poi dei vantaggi che ti dà utilizzare un dispositivo del genere.
È scelta personale di ognuna/u/o – e vedremo più avanti quanto condizionata non tanto da sole scelte personali, bensì dal contesto e da esigenze specifiche – con ciclo mestruale scegliere non solo quale dispositivo sanitario è più utile per sé, ma anche quando e come variare. Io per molto tempo non mi sono posta il problema, fino a quando mi sono detta: proviamo con le mutande mestruali.
Atto I: riconoscere l’effettiva comodità
Una premessa importantissima: il mio flusso è molto leggero. Non so quantificare in litri perché non ho mai avuto sbatta – e ammiro chi, nel scegliere la coppetta, considera i numeri senza utilizzare una vaga oscillazione che va da “scena di shining” a “aridità”, vi ammiro con gli occhi a stelline –, ma prima di passare alla coppetta mi sembrava di perdere chissà quanto sangue, guardando agli assorbenti usa e getta; la verità è che anche una goccia d’acqua, quando assorbita dal tovagliolo, si espande sembrando chissà che, ma se la lasci nel bicchiere lo vedi che è solo una goccia d’acqua. Invece, grazie a questi anni di coppetta, ho proprio preso atto che il mio è un flusso molto leggero, poderoso i primi due giorni e che va scemando già dal terzo.
Parlerò dal mio punto di vista, ma, anche solo intuitivamente, puntate sempre a qualcosa che vi faccia stare confortevoli durante le mestruazioni, soprattutto se perdete moltissimo sangue.
Il mio flusso quindi, perfettamente gestibile, non è mai stato una grossa rottura, ma sicuramente il dispositivo sì. Utilizzo le mutande mestruali da pochi mesi (credo due, in totale, finora) ma la differenza sostanziale che mi offrono non regge paragoni. Un esempio molto banale: svegliarsi la mattina e non avere come primissimo pensiero quello di liberare la coppetta dal flusso notturno, tutta incartocciata e impastata dal sonno come mi ritrovo.
Ho la libertà di carburare a rilento come voglio fare, perché la mutanda sta lì, a fare il suo lavoro di assorbenza dalle 4 alle 12 ore (ogni marca ha la sua differenza, ma più o meno ci ritroviamo lì). A me è bastata questa semplice, piccola cosa per realizzare quanto impegno mi richiedesse la coppetta e quanto mi risultasse, tutto sommato, faticoso.

E vale così per qualunque momento della giornata: come detto sopra, valutate la durata di assorbenza delle mutande e considerate di indossarle in base ai vostri impegni, agli spostamenti e ad altre attività quotidiane. Valutate di cambiare il paio in base non solo alla saturazione dell’assorbenza, ma anche alla vostra percezione di benessere, freschezza e pulizia, perché alla fine potreste comprendere che sono più questi fattori a decidere per voi che non la funzionalità della mutanda in sé. In ogni caso, you do you.
Le scene splatter poi non sono mai state un grosso problema, ma il pensiero impegnativo sì. E a proposito di scene splatter:
Atto II: il rapporto con il sangue
Già con la coppetta ho imparato ad avere meno paura, ribrezzo e disgusto nei confronti del mio sangue. Tante volte mi sono soffermata nell’osservarlo, odorarlo, comprenderne le variazioni. Ora potrebbe partirmi un pippozzo sulla Dea Madre e il rapporto con essa attraverso il sangue della nostra fertilità ma non è probabilmente molto queerfriendly e, soprattutto, spazza un po’ di complessità inerente ai rapporti negativi introiettati dalla nostra educazione nei confronti delle mestruazioni, per i quali non basta soltanto inneggiare al sacro femminino, quanto piuttosto decostruire piano piano, perciò no, a questo giro vi risparmio la sacralità però sì, vi racconto quanto la mia esperienza sia mutata.
Chiunque mestrui può decidere, avendone accesso e possibilità, di fare ciò che ritiene più benefico per sé. Per chi decide di convivere con il proprio ciclo, i dispositivi alternativi ti mettono di fronte al sangue in una maniera che assorbenti e tamponi usa e getta non fanno mai e io ritengo sia un atto particolarmente positivo.
Il punto è che impari a conoscere una parte di te che normalmente sei abituata/u/o a buttare via, a non guardare neanche, a considerare spazzatura vergognosa. Invece, sia la coppetta, sia le mutande ti mettono di fronte al tuo sangue, dandoti l’opportunità di guardarlo, di gestirlo proprio mentre lo sciacqui via. È disturbante i primi tempi, rassicurante via via che passa il tempo.
Per quanto riguarda le mutande mestruali, il contatto con il sangue avviene durante il lavaggio. L’iter per igienizzare la mutanda è il seguente: prima la sciacqui a mano, fai andare via il sangue e poi puoi metterla in lavatrice.
Per poter fare il lavaggio in lavatrice conviene sempre aspettare la fine delle mestruazioni e, nel durante, limitarsi a sciacquare per togliere il sangue. Siccome attualmente non possiedo molte paia, io faccio direttamente sciacquo e lavaggio a mano, per avere un ricambio più celere.
La prima volta che ho sciacquato e strizzato la mutanda sono saltata in aria dallo spavento: mi sono ritrovata le mani inondate di sangue. Spauracchio momentaneo, ché mi sono abituata velocemente (grazie anche all’esperienza pregressa).
Un’altra cosa che ha a che fare con il sangue e il proprio corpo è l’odore: anche in questo caso, ho smesso di condannare sotto la voce “puzza” quello che il mio corpo produce durante i giorni mestruali, ma la differenza tra coppetta e mutande è impattante. In qualche modo la coppetta, restando un corpo interno atto a raccogliere, conserva tanto il liquido quanto l’odore, mentre le mutande, essendo esterne, stravolgono la sua discrezione. Non immaginatevi chissà quale scia che vi segua al passaggio (a differenza di alcuni miti stigmatizzanti sulle mestruazioni che vieterebbero di lavarti, puoi continuare a farlo durante il mestruo), piuttosto in bagno, durante il cambio, noterete l’odore più di quanto possiate fare con gli altri dispositivi sanitari, soprattutto gli assorbenti usa e getta che spesso sono anche profumati proprio per evitare anche a noi stesse/u/i questo incontro olfattivo.
Atto III: valutare pro e contro
Insomma, quello che potete evincere è che utilizzare le mutande mestruali per me si è rivelato molto più vantaggioso della coppetta e quindi penso che proseguirò con queste invece che con l’altra; mi piace l’idea di dilatare il tempo anche durante le mestruazioni e fare tutto con più calma e meno nervosismo di quanto facessi prima; le mutande sono comode, aderenti, discrete, non richiedono eccessive manovre durante il cambio. Per me è promozione piena. A questo punto, però, tiriamo le somme per valutare quanto convenga, su più fronti, un dispositivo o l’altro.
- Dal punto di vista economico
Purtroppo coppette e mutande mestruali, così come gli assorbenti lavabili, sono molto costosi. Il vantaggio, soprattutto in un paese come il nostro dove gli assorbenti sono ancora tassati come beni di lusso, è che si possono valutare come investimento a lungo termine: fai una grossa spesa al momento iniziale, ma poi risparmi negli anni. Ma, come per i sex toy, il fattore economico influenza la posizione nelle priorità e trovo comprensibile scegliere una spesa rispetto a un’altra, soprattutto in virtù delle proprie spese quotidiane.
- Dal punto di vista ambientale
Coppette, mutande e assorbenti lavabili non generano spazzatura, ma quali altre risorse impiegano? Le seconde e i terzi richiedono molta acqua. I modi intelligenti di impiegare l’acqua a risparmio esistono (usare bacinelle, sciacquare i pezzi insieme e poi lavorare singolarmente su ognuno per igienizzare, impiegare la lavatrice, centellinare l’acqua con attenzione per ogni passaggio), ma volendo valutare con onestà l’impatto ambientale, è necessario tenere conto di questo. Anche la coppetta mestruale richiede l’utilizzo dell’acqua, ma essendo di silicone il tempo di impiego è nettamente inferiore. Da questo punto di vista, probabilmente la coppetta è il dispositivo migliore.
- Dal punto di vista queer-inclusivo
Si trovano vagonate di coppette mestruali che sono assolutamente neutre nei colori, nelle forme e nelle decorazioni; diversamente mutande e assorbenti spesso hanno decorazioni gendered che possono impattare nella percezione di sé. Da questo punto di vista, fortunatamente, un po’ per tutti i dispositivi tirati in causa, le alternative sono molteplici, serve solo cercare bene. Un vantaggio peculiare per le mutande mestruali: esistono anche i boxer assorbenti, non solo slip e culotte.
- Dal punto di vista corporeo-inclusivo
Tutti i dispositivi alternativi sono, attualmente, inadatti per persone con disabilità, soprattutto quelle fisiche. Il tempo da impiegare, le manovre richieste, nonché il doppio nodo delle barriere architettoniche nei bagni pubblici e/o privati, non concedono alle persone con ciclo mestruale di fare convivere le loro mestruazioni con le loro disabilità [suggerisco lettura: “Red Moon Gang, an inclusive guide to period”, Prestel edizioni, 2021].
Cabaletta: finora, mutando nelle mutande
Anche a questo giro, la conta dei propri privilegi genera consapevolezza e agevola nell’abbracciare richieste che siano davvero per tutte le persone, come quella di progettare dei dispositivi mestruali che siano alternativi ma anche accessibili per tutti i corpi, tutte le identità e tutte le esigenze, sennò parlare di period positivity diventa una faccenda per le solite poche persone.
Il mio jackpot di donna cis, bianca, abile, magra e benestante mi concede il lusso di aver già speso non solo in diversi dispositivi, ma anche in variazioni di questi, nel tentativo di trovare il più confortevole per me. Non ho citato nomi di marche perché, soprattutto per le mutande, vorrei provarne altre in quanto quelle attualmente in utilizzo mi sdubbiano un attimo nella qualità del tessuto esterno (quello fatto per asciugarsi in fretta, non a diretto contatto con la vulva per l’assorbenza). Però sono entusiasta della modalità di utilizzo, che come detto prima, mi ha messo di fronte al fatto che, molto probabilmente, mi stavo accontentando dell’esperienza della coppetta senza, però, rendermi conto di quanto sforzo mi richiedesse.
Da una parte ha sicuramente spinto la performatività di femminista per bene che deve trovare a tutti costi l’alternativa intersezionale per liberare il mio utero dall’oscurantismo patriarcale, dall’altra l’abitudine a una cosa che, con il tempo, si incrementa anche sulle più inadatte.
Questo dice molto su come il dialogo sincero con il proprio corpo non ha mai un proseguimento bastevole, ma continuare a tentare è una soluzione.
Spero che, da questo punto di vista, questo articolo sia utile anche per te.
