Post-porn Modernist – Annie Sprinkle

“Post-porn modernist, 25 anni da puttana multimediale” di Annie Sprinkle è un memoir dalla dolcezza radicale

“Post-porn modernist, 25 anni da puttana multimediale”, edito ella fu Venerea Edizioni e distribuito da Golena Edizioni è un libro di memorie di Annie Sprinkle, attivista post-porno, performer e sex worker. Tutto, di questo libro, è fatto in modo che non ci sia distacco tra l’autrice e l* lettor*: dalle parole energiche, dirompenti e allegre con cui viene raccontata la sua storia alle foto presenti all’interno, scorci di vita, ricordi, locandine, biglietti da visita, lettere dei fan, tutto stampato e impaginato tra i ricordi usciti dalla mano di Sprinkle.

Gli esordi: Ellen prima di Annie

Tutta la prima parte si sviluppa intorno l’infanzia, la famiglia e le prime scoperte (anche sessuali) di Annie Sprinkle; restituisce l’idea di una giovane futura puttana assolutamente nelle glorie della fortuna e del privilegio di vivere in un nucleo familiare non troppo bigotto. Già dentro i più candidi “giorni hippie”, dopo la prima esperienza sessuale, Annie Sprinkle mostra ai suoi lettori le prime foto hot di una giovanissima Annie alle prese con l’erotismo.

L’ironia che condisce abbondantemente le pagine non fanno altro che sollevare la lettura sempre più in alto, stringendoti in un vortice ascendente di risate e rivelazioni. Annie Sprinkle ci teneva a fare arrivare tutta la sua energia, ma soprattutto l’amore devoto per la sua propria storia e tutto ciò arriva intatto e invariato, dopo anni dalla prima pubblicazione di questo testo (1998).

La carriera porno…

Annie Sprinkle vola sui suoi ricordi con la felicità e l’entusiasmo di chi ha amato il suo lavoro alla follia. E se da un lato questo risulta quasi fiabesco, dall’altro ci svela la contraddizione stessa del risultare fiabesco: perché non possono esserci storie felici della vita di chi decide di darsi al porno e al sex work, in generale? Perché siamo così dentro un’unica grande narrazione di queste realtà? Non è questo l’articolo per ribadire la vastità del fenomeno del sex work, eppure condividere storie positive non toglie, ma anzi aggiunge strumenti per indagare la complessità che serve per approcciarsi a questa realtà.

Ci sono i primi anni da sex worker e prostituta di Sprinkle, lavorando prima in un peep show e poi come massaggiatrice,a new York.

[…] Nessuno usò mai le parole “puttana” o “cliente”. Gli avventori erano “clienti” e noi gli facevamo “massaggi in tutto il corpo”. Nella mia innocenza, mi immaginai come dolce massaggiatrice che, semplicemente, finiva il suo servizio facendo sesso con i clienti. Lavoravo come prostituta già da due mesi e non me n’ero accorta![…]

pg. 25 “Post-porn Modernist 25 anni da puttana multimediale”, Annie Sprinkle, venerea edizioni/golena edizioni, 2005

I primi anni newyorkesi, con una giovanissima Annie Sprinkle appena ventiduenne, furono quelli che la lanciarono nel mondo del cinema pornografico, ma non come attrice, bensì come sceneggiatrice, assistente alla regia, film editor, disegnatrice di set e anche come “papera – una donna dietro le scene che assiste gli attori per farglielo drizzare”.

Iniziarono presto, però, anche i corti e lungometraggi con lei come protagonista. Le pagine scorrono con una freschezza tale da non rendertene neanche conto, mentre nel frattempo ti restituiscono una panoramica della macchina del porno difficile da trovare altrove.

[…] Durante i primi anni ‘70, il sesso nella società era un tantino differente da oggi. Dalle donne ci si aspettava che fossero “brave ragazze” e che non apprezzassero il sesso più di tanto. Il porno anni ‘70 riflette quest’impostazione. La donna era generalmente posseduta dall’uomo e spesso doveva essere manipolata. […] Molti registi uomini non davano a noi donne il tempo di raggiungere un vero orgasmo. Non era importante.[…]

pg. 33 “Post-porn Modernist 25 anni da puttana multimediale”, Annie Sprinkle, venerea edizioni/golena edizioni, 2005

Annie Sprinkle si inserisce in questo contesto iniziando a stravolgerlo. “Post-porn Modernist” prosegue con le sue esperienze come modella pin-up e burlesque, i drive-in erotici (drive-in con proiezione di film porno), la cultura del latex e dei feticismi, la scoperta della sua bisessualità e le testimonianze e i ricordi di relazioni con persone di identità trans (entrambe le cose trattate con un linguaggio ricco di bias, com’è comprensibile per l’epoca); ma non solo: la fondazione del “Salotto Sprinkle”, un luogo di sperimentazioni e discussioni, dove per quasi tre decenni sono passate tantissime persone, molte del cinema e della cultura pop – a dimostrazione di come il porno sia parte integrante della cultura che ci circonda ma, probabilmente, non lo diciamo – e gli incontri con altre personalità del post-porno che hanno segnato la storia su più fronti, come Scarlot Harlot e Diane J. Torres, con i workshop sulle performance di genere e i primi passi del movimento per i diritti delle sex worker.

… e quella post-porno

25 anni sono 25 anni, e tra i ricordi di Annie Sprinkle ritroviamo pure una breve ma sentita cornice che inquadra la crisi dell’AIDS. La lettura del libro restituisce una Sprinkle perfettamente consapevole della pochezza rappresentativa del porno dominante in quegli anni e della sua volontà a cambiare le cose, ma credo che l’AIDS fu un evento che la convinse a spingere la cosa ancora più in là, alimentando la necessità non solo di rappresentazioni differenti, ma anche di un’educazione sessuale vera e proprio che passasse dalla pornografia.

[…] L’arte sessuale portmoderna poteva contenere elementi non necessariamente legati all’erotismo – ironia, idee intellettuali, politica e femminismo. […]

pg. 160 “Post-porn Modernist 25 anni da puttana multimediale”, Annie Sprinkle, venerea edizioni/golena edizioni, 2005

Siamo nei primi degli anni ‘90 quando nasce “Post-Porn Modernist”, una performance teatrale e sessuale divisa in due atti dove Annie Sprinkle attraversa diversi scenari erotici e pornografici, raccontando la sua storia e abolendo la quarta parete, interagendo tra primo e secondo atto con il pubblico.

Per intenderci, è lo spettacolo dove lei ha segnato la storia per la performance di “esposizione pubblica della mia cervice”, nella quale è distesa su un lettino ginecologico e maneggiando uno speculum invita il pubblico a salire sul palco e prendersi qualche minuto per, come da titolo, osservare la sua cervice. Questa performance ha fatto la storia del postporno e ancora oggi è di riferimento per parlare di pornografia, sessualità e come queste si intreccino con l’arte, per arrivare a quante più persone possibili.

Sarà il candore di Annie Sprinkle, ma vi suggerisco di leggere questo libro (quando reperibile) proprio per abbattere ogni dubbio sulla performance art e la pornografia e le solite questioni su quando ci sia di una dentro l’altra e viceversa: sono profondamente legate ed è anche necessario che lo sia.

Invece di cacciare la pornografia in un angolo remoto della decenza e del pubblico dominio, dovremmo tenerla sempre a portata di mano e affiancarla ad ogni ricerca, disquisizione e condivisione comunitaria. Serve farlo, se vogliamo liberarci della sessofobia.

La conclusione: Anya

Raccontandoci dell’ultima parte dello spettacolo, “la masturbazione rituale” dove lei si masturba sul palco tramite un lungo rituale performativo, Sprinkle ci conduce verso la fine del suo memoir affrontando il tema della sessualità spirituale. Di appropriazione culturale ne vola a pacchi – e d’altronde la si vede oggi perché adesso se ne parla meglio -, ma è anche la parte più corale del libro perché qui lei dedica spazio a tutti i suoi maestri e le sue maestre che le hanno insegnato moltissimo, liberando la “troia e dea” che è in lei, spianandole la strada affinché potesse condurre altre persone, donne e uomini, nel loro cammino per l’emancipazione e la salute sessuale.

“Ho iniziato come ragazza terribilmente triste, e sono diventata una bambina porno” 


È un libro divertente, commovente, affascinante, ricco di spunti e di approfondimenti, con una ricca sito/biblio/filmografia alla fine, nel caso in cui si volesse curiosare direttamente; è un pezzo di storia della cultura tutta e un invito a includere quella porno senza fare più distinguo stigmatizzanti.

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