Il rabbit – un’esperienza

Il rabbit sembra essere il sex toy perfetto con cui approcciarsi, soprattutto per le persone con vulvagina. Ma perché?

Molte persone tra di noi ci saranno arrivate per vie traverse, ma il rabbit s’è preso la sua fetta di storia pop grazie alla puntata di “Sex And The City” che lo vede come star. Da allora ci è stato dato un immaginario ben preciso di questo oggetto del piacere, ma nel frattempo il suo design si è evoluto e adesso, ben oltre il suo trentesimo anno di età nel panorama orgasmico, ne troviamo di ogni sorta, colore, materiale e peculiarità.

Un passo indietro: il rabbit è un sex toy vibrante a due braccia: un braccio più largo e lungo pensato per la penetrazione della vagina e uno più piccolo, per la clitoride. Da una parte quindi c’è il manico, con cui manovrarlo, dall’altra questa “biforcazione”. Entrambe le braccia sono motorizzate, per produrre vibrazioni. In alcuni modelli esistono anche due motori indipendenti per permettere di selezionare una sola stimolazione.

Come al solito, ho sommato le chiacchiere a tema di telegram con alcune conversazioni tra amiche (vi pare che “Sex and the City” esista solo in tv?!). Vediamo un po’ cosa ne è uscito fuori.

Il mito della penetrazione: punto di arrivo, punto di partenza

Per molte persone (in predominanza donne cisgender) il rabbit è stata la prima esperienza in assoluto con un sex toy. Potrebbe sembrare un’informazione da poco, ma invece penso sia uno spunto interessante da cui iniziare. È cosa scontata che la penetrazione debba essere tra i primi pensieri di una donna (socializzata tale) che esplora il proprio piacere, perché cresciamo con l’idea che possiamo godere prevalentemente tramite questa.

Il rabbit, come già detto, in realtà offre una doppia stimolazione (a differenza di un dildo o di un vibratore vaginale che sono soltanto penetrativi), ma è interessante che la scelta, per un primissimo approccio, cada su qualcosa che possa offrire un’esperienza “familiare”, anche se poi si evolve velocemente in qualcos’altro di inedito.

Allo stesso tempo, però, il rabbit aiuta a “riabilitare” la penetrazione: prendendosi del tempo per sé, masturbandosi con uno di questi sex toy, alcune donne hanno avuto modo di sperimentare posizioni nuove, giocando con tempi più consoni alle proprie esigenze, senza ansia da prestazione. In questo senso il rabbit diventa non solo il giocattolo più adatto per sperimentare, ma anche terapeutico.

In entrambi i casi, nonostante (e indipendentemente da) l’industria che incalza e che offre un’enormità di varianti su cui affacciarsi e curiosare, io credo che serva sdoganare ancora la masturbazione femminile. Ci sarebbe da domandarsi: perché, qualora desiderassimo sperimentare con un sex toy, ne sceglieremmo uno che offra anche la penetrazione? Perché, pensando al piacere, la clitoride è un’incognita, ma la vagina una certezza?

La decostruzione della (dis)educazione al piacere che riceviamo passa dal domandarsi al toccarsi – e viceversa.

la camera di valentina
Squidy, di TardeNoche

La mia prima esperienza con un rabbit

La mia prima esperienza con un sex toy è stata con uno stimolatore clitorideo, un bullet, per l’esattezza. Poi, poco dopo, con un succhia-clitoride. Involontariamente ho preso parte al clito-team, però avevo comunque poche idee, ma ben confuse.

Provare per la prima volta un rabbit come Squidy, di TardeNoche, è stato sicuramente “qualcosa”.

Il design elegante e piuttosto lineare presenta un braccio per la stimolazione clitoridea molto ampio, di forma romboidale, con un dosso al centro per agevolare anche nella pressione manuale; il braccio destinato alla stimolazione interna ha la solita curvatura verso l’alto, sulla punta, e la chiccheria che fa molto “Sex and The City” è che al suo interno ci sono delle palline di metallo: una volta azionato queste ruotano, variando nelle vibrazioni e nelle intensità, aumentando la stimolazione. Il tutto avvolto da un silicone morbidissimo (come dico spesso, è una goduria anche solo toccarli).

Proprio perché è stata la mia prima esperienza, mi ritengo abbastanza soddisfatta, anche se ho riscontrato alcune criticità. Squidy presenta un design ricercato e moderno e, contemporaneamente, un attaccamento vintage dato dalle palline rotanti. Queste, però, causano nell’insieme un rumore parecchio robotico che potrebbe infastidire (e cioè: a me ha infastidito).

È abbastanza comune che una persona abbia qualche difficoltà con un sex toy rabbit perché, nonostante la missione sia quella di stimolare due zone contemporaneamente, non tutti i corpi sono uguali e dunque non tutti i design vengono pensati in maniera sufficientemente flessibile e adattabile a ogni corpo. Con il braccio clitorideo ampio, però, mi sentirei di suggerire un tentativo con Squidy, perché le possibilità che ci si possa “incastrare” per bene, sono numerose.

Per quanto mi riguarda, ultimamente non è un periodo clemente per la penetrazione e dunque ho avuto necessità di accompagnarmi con moltissimo lubrificante; una volta dentro, e dopo numerosi tentativi per trovare la posizione più adatta che mi permettesse di toccare anche la clitoride per bene, la stimolazione non ha tardato a dare i suoi benefici, anzi è stata piuttosto celere e piacevole. Non solo: il movimento delle palline interne mi ha lasciato come una sensazione di rilassatezza oltre l’orgasmo, come una sorta massaggio interno; mi è piaciuto molto. Ci ritornerò, più sicura di prima e quindi più consapevole. Vedremo come andrà (sì, è un sex toy, mica un posto, ma tutte le scoperte sessuali sono un po’ dei viaggi!).

Ringrazio tivadigiocare.com per avermi regalato questa esperienza.


Leave A Comment

Recommended Posts