
Spada
I suoi occhi ardevano di desiderio mentre seguiva la linea perfetta della spada: si stava tradendo, gli abiti da donna non bastavano a frenare l’istinto guerriero.
La sua mano si allungò verso il tavolo, ma sentì un paio di seni premere sulla schiena, dita affusolate farsi strada sotto la veste, insinuarsi tra le sue gambe e avvolgersi attorno ad altra spada, dura e non più facile da nascondere: le sorelle gli si erano strette attorno, coprendo e stimolando il suo piacere.
“Grazie – disse una di loro, facendo un passo avanti e appoggiando dolcemente il bacino contro quello del guerriero – ma non siamo interessate a freddi gioielli.”
Il finto mercante raccolse tutto, gli occhi del guerriero ebbero un attimo di sconforto guardandolo andare via, ma ben presto tornarono a posarsi sulle linee altrettanto perfette di quei corpi avvinghiati a lui, abbandonandosi ad una guerra ben più dolce.
Bella
Il ballo degli sconosciuti
Questo è un biglietto. Non so chi sono e non lo sai neanche tu.
Carta di buona fattura, formato minuscolo, nessuna busta. Allungai l’invito al buttafuori che attendeva,
sorridente ed elegante, i fortunati che di lì a poco avrebbero partecipato al ballo degli sconosciuti. L’evento
si teneva ogni sei mesi ed era possibile accedervi solo previa estrazione. Gli organizzatori, lungi dall’essere
dei ricconi schizzinosi, si divertivano a disseminare la città di adesivi che pubblicizzavano la serata e poi
procedevano al sorteggio.
Chi riceveva l’invito doveva rispettare due regole: vestirsi da personaggio famoso e renderlo irriconoscibile
se non per un particolare minuscolo. Chi lo coglieva poteva consultarsi con l’altra persona e decidere il
modo in cui avrebbe potuto darle piacere.
Vestita da Anne Bonny, cercai il mio naufragio nelle cavigliere serpentine di un’Eva.
Ottavia M. Corazza
Lasciarsi andare
“Sì, sissignore”.
Dalla prima volta in cui ci si è capiti, per anni, queste sillabe sono colate dolci dalle mie labbra in ogni situazione, ed anche ora sono uscite così libere, come olio dal flacone, appena ha terminato di sussurrarmi il suo ordine all’orecchio. Quando oggi mi ha fatto impacchettare con cura le stampe delle foto dei nostri giochi segreti e sotto ognuna di quelle scrivere i suoi contatti, mi sono effettivamente chiesta cosa avesse in mente. “Ti porto al mercatino, c’è il sole”, ha risposto.
Ora sono qui, volto coperto, e devo cedermi al venditore ed andare via. Aspetterò con ansia il primo, o la prima, il cui interesse sarà così vivo da telefonargli per chiedere chi sia, quella donna mascherata. E, punto più importante, cosa si dovrebbe fare se si desiderasse incontrarla.
Sono certa saprà darmi il giusto valore.