
Brividi
Non c’era più imbarazzo, le ragazze si rivestirono, restando sul prato a godersi il ricordo di ciò che avevano appena condiviso, scambiandosi sguardi complici. Qualcuna si risistemava l’acconciatura, altre si abbandonavano al ricordo, le più audaci cercavano di trovare le giuste parole per descrivere i brividi che avevano scosso i loro corpi.
Avevano sperimentato il piacere che era stato negato loro, ostentato come male, e ora non potevano pensare altro se non che la direttrice mai aveva toccato certe vette o non avrebbe proibito loro qualcosa di tanto magnifico.
L’estasi sui loro volti, ancora arrossati dall’eccitazione, non accennava a svanire: una mano accarezzò una caviglia nuda, e altre mani e altre caviglie si incontrarono, sempre più fameliche. Era un gioco, un groviglio di corpi, tra risa e carezze non più innocenti.
Sarebbe stato un peccato non continuare ad esplorare.
Bella
Un gioco dopo l’altro
Sento il tuo respiro affannato, la mia attenzione va al tuo petto che si solleva ritmicamente, le guance rosse, le ciocche che aderiscono alla fronte sudata. Quanto vorrei avvicinare la mia mano al tuo viso e scostarti i capelli per poi affondarci le mie dita e…
Mi guardi: “tutto bene? Hai lo sguardo perso”; sorrido e annuisco. Chissà quando troverò il coraggio di dirti che per me non è solo un gioco, che ciò che provo quando ci troviamo in questo stesso giardino di notte non è solo l’eccitazione del proibito. Che ti amo, ti desidero e non solo nella notte, ma anche qui, davanti a tutti. Vorrei abbracciarti, tenerti la mano… Ma tu non hai neanche considerato la possibilità, sei promessa ad un altro e mai hai pensato che io ti possa amare come lui ti ama, che io ti possa dare ciò che lui ti dà, che il mio amore non manca di niente.
Mentre penso a tutto questo, la campana mi riporta alla realtà, è il momento del pranzo, anche stavolta siederemo insieme e mi sfiorerai la coscia per ricordarmi che va tutto bene e tu sei qui per me…