Vieni? – Catania Porn Fest: un diario (pt.1)

Vieni? - Catania Porn Fest

Da 24 al 26 maggio 2019 ha avuto luogo il primo festival porno in Sicilia: “Vieni? – Catania Porn Film Fest”, al Teatro Coppola, è stata una sorpresa per tutt*.

Chi milita, per passione e/o per professione, nell’ambito dell’erotismo e della pornografia lo sa: questi festival di cinema porno indipendente, performance teatrali e incontri sono tappe obbligatorie per scoprire nuove cose e scoprirsi (sia interiormente, sia esteriormente).

L’esperienza catanese di “Vieni?” ha stupito tutt*, lasciandoci senza parole: semplicemente, l’evento che non ci aspettavamo e di cui non sapevamo di averne bisogno.

“Film inediti o dimenticati, segni anatomici, letteratura genitale, erotografie, performance interrotte: per liberarsi finalmente dalla memoria periferica che, incessante, ci ricorda che dove c’era il più antico e nobile cinema porno catanese, adesso vendono cheeseburger.”

Così recita un estratto dalle informazioni sulla pagina facebook di “Vieni?”. Cosa è stato, quindi, questo festival inedito per questa Isola?

24 maggio, giorno 1: di cazzi mosci, viaggi in camper e vecchi cinema a luci rosse

Dal primo giorno si denota come la pornografia sia stata e sempre sarà una sfera estranea alla realtà, in quanto esiliata da essa, ma che sempre potrà narrarne un’alternativa che possa, oltre ogni indignazione e ogni scandalo, creare una vera inclusione.

Valentina Nappi, madrina del festival, apre le danze con un video sul cosiddetto “soft cock massage”; ovvero massaggio fatto intorno e sul pene senza erezione. Con tre nudi intenti a mugolare e a darsi piacere quasi vicendevolmente, sono stati scardinati temi e stereotipi riguardanti la mascolinità tossica e quanto questa incida, senza alcun profitto personale, sulla vita di un individuo: infatti lo scopo di una pratica come questa è quello di donare piacere intenso e orgasmico non solo tramite una stimolazione attiva e “virile”, ma anche con il coinvolgimento di tutto il corpo in un contesto di rilassamento e “resa” che non sempre è scontato sia accettabile per un uomo etero, il quale deve rientrare necessariamente entro standard “giusti” e da “vero uomo”.

In poche parole: un orgasmo maschile può scaturire anche senza erezione; un uomo, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, può lasciare il ruolo di membro attivo – in tutti i sensi – e abbandonarsi anche lui all’altro, può ricevere; non esiste davvero la vergogna per “il cazzo moscio” in quanto un’erezione non definisce la mascolinità: credere fermamente in concetti simili significa aderire a un’idea di mascolinità dannosa e, peraltro, retrograda.

Dopo una pausa sigaretta o birretta, c’è stata la proiezione di “Cumper – The Erotic Family”, di Rosario Gallardo, 2019, con Regina Vertebra, Lady Attila e Manfredi: una storia onestamente porno di una famiglia decisamente non tradizionale in viaggio verso Roma, ma soprattutto verso le nostre fantasie erotiche; un camper come dimora di squirting, cam sex, risate e pasta che bolle in pentola tra un rapporto e un altro. Non solo un film divertente, ma anche una dichiarazione di “pornoguerrilla”, come hanno spiegato Regina e Rosario dopo la proiezione: il ritratto del desiderio sessuale come atto politico, estetico e sociale; una presa di consapevolezza di sé, di ciò che si ama fare nel momento in cui lo si fa, senza necessità di giustificazioni.

Il fatto di ideare un film porno con soggetti non convenzionali rende l’atto sessuale un atto sociale in quanto pubblico e quindi politico. Una dichiarazione di positività e inclusione sessuale su quattro ruote, insomma. Sperando che inizi a viaggiare per non fermarsi più.

La Camera Di Valentina
Collettivo Gallardo subito dopo la proiezione

Alle 21:00 una performance dal nome “Sorella Molesta”, di Mario La Monaca e Santi Costanzo: una proiezione di estratti di film montati e sovrapposti in loop mentre sul palco Costanzo suonava la chitarra, in estemporanea. Il risultato è una sperimentazione noise che, nel contesto porno, si sposa perfettamente. Non è facile farsi piacere un’esibizione del genere, infatti ammetto di aver ceduto, ma gli esperimenti noise non nascono per piacere e c’è da ammettere che l’effetto disturbante e molesto – appunto – acquisisce una dimensione coerente se associata a immagini porno, le quali sono fatte anche per colpire allo stomaco. La colonna sonora che non ti aspetti per un film che non immaginavi.

Il reading di Guido Celli con brani tratti da “M’ha detto Rachele” e “Desiderio. Excerpta” è stato l’equivalente della quiete dopo la tempesta. Una quiete contraddittoria, però, poiché carica di erotismo e malinconia, per questo irrequieta, pronta a viaggiare dalla voce di Guido Celli ai nostri cervelli e regalarci fotogrammi, parola per parola, di passioni disperate, corpi che si consumano a vicenda e di questa Rachele che adesso tutt* amiamo e sogniamo di avere conosciuto, almeno una volta, pur per poco tempo.

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Guido Celli durante il reading

Ultima proiezione della serata il docu-film “Mignon” di Massimo Alì Mohammad, 2013. La storia della “chiesa dal cuore porno” di Ferrara: un ex edificio ecclesiastico diventato il primo cinema a luci rosse della città. Nel documentario scorrono le testimonianze e i pensieri di Michele e Nello Poletti, di Franco Talamini e dei tanti protagonisti che animano questo posto ancora oggi. Non solo una storia di un cinema di provincia, come ha definito Mohammad nel video che ha inviato al Festival in sostituzione della sua presenza fisica, nella quale viene raccolto e raccontato un campionario di umanità libera e commovente, ma anche tra gli ultimi superstiti di un cinema che rendeva il porno un’esperienza comune, comunitaria e inclusiva, dove chi era ignorato ed escluso dalla società trovava, nella discrezione del buio della saletta con i film in pellicola, un posto dove appartenere senza giudizi.

Per la prima sera e le seguenti, a contorno degli eventi che si susseguono, due costanti gustose e inaspettate: l’aperitivo offerto da Rocket From The Kitchen e l’installazione audio-visiva “YouBorn – La Petit Mort” di Roberta Castorina e Sebastiano Sicurezza: il primo golosissimo – ché la libidine passa anche dal palato e non può mancare -, la seconda sorprendente: entrare in quella saletta e restare in mezzo a Roberta e Sebastiano mentre scorrono immagini porno-endoscopiche (avete letto bene), tenendosi per mano mentre alla fine si arriva a una “piccola morte” che poi è l’orgasmo. Non so quale fosse lo scopo, io sono scoppiata a ridere uscendo dalla saletta, vi dico solo questo.

25 maggio, giorno 2: dimmi di Ossì, BDSM da ridere e piogge d’oro*
*non ho avuto modo di seguire tutta la giornata, purtroppo. Troverete di seguito, quindi, testimonianze e riflessioni di ciò che ho potuto vedere.

Valentina Nappi apre di nuovo la giornata con un altro, piacevolmente sconvolgente, video anti-mascolinità tossica: la masturbazione anale per lui.

Fortunatamente siamo tutt*, indistintamente, possessori di un culo, dunque è ovvio che questi tutorial offerti dalla Nappi siano alla portata di chiunque voglia provare. Ma il fatto che i protagonisti fossero uomini apre uno spaccato proprio là dove fa più male: la sempre famigerata virilità. La Nappi accenna che molti, tra i suoi colleghi, hanno ancora difficoltà a concepire l’idea sia della masturbazione sia del rapporto anale senza che sentano minata la loro eterosessualità o la loro mascolinità, non c’è da sorprendersi se ciò avviene anche fuori da un contesto pornografico.

I tutorial quindi su come masturbarsi, in quanto uomo, con una stimolazione anale svela il meraviglioso mondo del piacere che scinde e prescinde l’orientamento sessuale, l’identità di genere e qualunque cosa possa definirci in un modo rispetto un altro.

La Camera Di Valentina
Valentina Nappi (in nero) durante la visione del tutorial.

La presentazione di “Ossì – Fanzine Erotica” con Leda Gheriglio e Alice Scornajenghi, ideatrice della fanzine. “Ossì” racchiude musica, letteratura e fotografia in poche pagine graficamente accattivanti e dal buonissimo odore. 

In ogni numero, un racconto zozzo da mondi che speriamo esistano davvero e le foto sexy scattate da qualcuno che vorresti ti conoscesse.

retro-copertina di “Ossì”

L’esperimento magico di questa fanzine è quello di nascere sul web, comunicare ed espandersi tramite quello promuovendo, però, il giornaletto porno par excellence. Significa quindi fruire di qualcosa di vecchio nel più nuovo dei modi; la dimostrazione che l’eccitazione non conosce vecchiaia.

La Camera Di Valentina
Leda Gheriglio e Alice Scornajenghi presentano “Ossì”

Dalle 22:00 in poi due performance della sex worker e attivista francese Marianne Chargois che non solo ha stupito e lasciato tutt* a bocca aperta, ma in più ha fatto scaturire una valanga di domande come mai, prima della sua presenza, sono fioccate.

La prima performance dal titolo “Golden Flux” racconta del suo lavoro con determinati clienti che vogliono da lei una cura particolare, una sorta di routine condivisa di bisogni primari, mangiare e bere con lei, da lei e su di lei: i suoi clienti la pagano per liberarsi da ruoli preimpostati e per lasciarsi andare a delle cure anche animalesche, ma spontanee, senza costrizioni. Mentre sullo schermo scorre il video che mostra e spiega queste dinamiche, sul palco la Chargois prepara una vaschetta di ghiaccio secco che inizia a fumare sul tavolo.

La fine del video mostra la “golden shower”, la pioggia di pipì – uno dei servizi offerti, il più importante, il più significativo – e mentre tutto verte alla fine, Marianne Chargois sale sul tavolo, si spoglia e sulle note di “money money money” degli ABBA, ricoperta solo di glitter dorato, comincia a pisciare sopra la vaschetta di ghiaccio secco che, ovviamente, alza una fumata bianchissima che si riversa sul pavimento.

Ovazione totale.
Il silenzio che permeava la sala un secondo prima viene completamente frantumato, sul volto della Chargois si allarga un sorriso e si allontana dal palco. La fierezza e la sicurezza con cui ha portato avanti questa prima performance e che proseguirà anche per la seconda sono state le caratteristiche incantevoli che hanno fatto da collante a un’esibizione già di suo eccezionale per non essere guardata.

La seconda performance “The Sewers Of Heterosexuality” è la più politica e infatti, come ha spiegato lei nel lungo intervento fatto alla fine, anche la più discussa: attraverso pratiche come il fisting, la “pubblica” cacca – sì, esatto – e il bdsm Marianne Chargois permette ai clienti che si rivolgono a lei di liberarli, per una sessione, proprio dalla stessa mascolinità tossica di cui abbiamo già parlato e che è diventata un po’ il filo rosso di tutto il festival.

Sono pratiche estreme, a volte crude e sconvolgenti ma liberatorie. Come ha spiegato dopo, alcuni clienti vanno da lei perché sanno che solo in quell’ambiente da lei creato possono liberare le loro fantasie, queste erotizzazioni che altrove sarebbero solo esiliate.

Marianne Chargois è un’attivista sex worker, ha lavorato anche a un documentario dove sono raccolte testimonianze di lavoratori e lavoratrici che come lei pagano le tasse ma che sono privi di ogni tutela.

Il lavoro di sex worker è estramente discusso, criticato e messo in discussione ma necessario, checché se ne dica. I e le sex worker creano uno spazio davvero libero che in moltissimi, puntualmente, cercano. È una totale ingiustizia che ancora non sia un ruolo riconosciuto non solo in Francia, ma in tutto il mondo. Queste performance e questo incontro sono serviti per ribadire ulteriormente questo concetto e per affrontare tematiche che altrimenti non avrebbero la visibilità che meriterebbero.

La Camera Di Valentina
Marianne Chargois verso la fine della seconda performance.

La pornosettimana catanese prima del festival è stata condita da tre mostre importanti, che è stato possibile visitare per tutto il periodo del festival stesso: “Viadelporno”, “Membra/o” e “Eroto-mani”: la prima mostra era una collettiva fotografica di artisti quali: CINQUENOVECINQUE, Luca Donnini, Anita Dadà, Luca Mata, Ricky Karuso, Aisha Kandisha & Voodoo Doll, FKN’R; la seconda mostra di illustratori a cura dell’associazione Avaja, edizione della fanzine a cura di Sartoria Editoriale di Roberta Normanno e Marco Magiò. Artisti in mostra: Francesco Balsamo, Giovanna Brogna Sonnino, canecapovolto, Laura Cantale, Simone Caruso, Rita Casdia, Irene Catania, Alice Grassi, Gianluca Normanno, Maurizio Pometti; la terza invece è una personale di Lydia Giordano.

Finisce qui il riassuntone – il più breve possibile, giuro – delle prime due giornate di “Vieni? – Catania Porn Fest”.

Primi due giorni pieni di spunti di riflessioni, possibilità di mettersi in discussione e confronto con mondi apparentemente lontani ma che invece possono fare parte di noi.

Non è facile ritrovarsi in un “safe space” dove per una volta si può parlare e visionare di tutto spogliandosi innanzitutto spiritualmente delle abitudini a giudicare male qualunque cosa sia o diversa da noi o magari già presente in noi, ma rifiutata.

Sono stati giorni di risate, bocche aperte dallo stupore, sconvolgimenti, poesia, letteratura, cinematografia e arte; di quella verità sempre nuda che viaggia per il mondo e che forse, proprio perché senza veli, siamo più propensi a ignorare, in imbarazzo. Stavolta è venuta a scuoterci le spalle e a dire che, tutto sommato, non è poi così male stare al sole come mammà ci ha fatti, anche perché così siamo davvero senza differenze rilevanti. 

Restate qui in attesa del resoconto dell’ultima giornata scritto da una ospite veramente speciale, senza la quale non avrei potuto concludere questo reportage di una delle esperienze più belle per LCDV

a Venerdì!

 

2 thoughts on “Vieni? – Catania Porn Fest: un diario (pt.1)

  1. […] annunciato ieri, a concludere il reportage di questa splendida avventura del Catania Porn Fest è Leda Gheriglio, talentuosa e gentilissima […]

  2. […] comprato questo libro nel 2019, al Vieni? Catania Porn Fest. L’ho tenuto lì, nella libreria, temporeggiando per chissà quale motivo. Ora lo […]

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